Spezzone antimilitarista in solidarietà ad Alfredo al corteo contro le guerre del 25 febbraio
Spezzone antimilitarista in solidarietà ad Alfredo Cospito al corteo contro le guerre del 25 febbraio
1 anno fa
Cagliari, piazza Garibaldi
Cagliari, Piazza Garibaldi
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Sabato 25 febbraio ancora una volta saremo in strada contro la guerra e contro l'invio di armi a paesi belligeranti. Ma non solo, infatti saremo in strada anche contro chi quelle armi le produce e le sperimenta a pochi chilometri da noi, qui in Sardegna. 

E' di pochi mesi fa la notizia di una nuova commessa per la fabbrica di bombe RWM con sede a Domusnovas: la costruzione dei droni-kamikaze (Loitering Ammunition Hero-30) per UVision Air Ltd., società produttrice di droni e sistemi bellici automatizzati e semi-automatizzati con quartier generale e stabilimenti nel Sapir Industrial Park di Tzur Igal, Israele. La suddetta azienda israeliana offrirà poi ai reparti speciali delle forze armate italiane un pacchetto completo comprendente l'acquisto delle cosiddette "munizioni circuitanti" (il Ministero della Difesa italiano preferisce usare questo termine politically correct, invece del terrorizzante "droni-kamikaze"), corsi di formazione per gli operatori e supporto logistico integrato (manutenzione, ricambi, etc.). Il tutto per soli 3.878.000 euro IVA esclusa. 

Ma la RWM non si ferma qui, i soldi non le bastano mai. Quindi a dicembre 2022 sigla un protocollo d'intesa “incentrato su esplosivi e bombe” con TÜBİTAK SAGE, istituto turco che si occupa di sviluppo e ricerca nel settore bellico. Inutile sottolineare come lo Stato Turco da decenni continui a falcidiare il popolo curdo perchè lotta per la propria autodeterminazione.

Da gennaio 2021 RWM non può più esportare armi verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ma verso altri paesi belligeranti assolutamente sì! Quegli stessi che poi addestrano i reparti speciali italiani ad uccidere a distanza, da remoto, premendo un bottone.

Quegli stessi inoltre che proprio qui in Sardegna testano armi e si addestrano ad utilizzarle poi altrove. Questa primavera le esercitazioni nelle basi militari isolane non si fermeranno praticamente mai, continuando a devastare territori che da anni accusano e denunciano il peso delle morti causate dal contenuto degli ordigni sganciati da eserciti di mezzo mondo nei poligoni sardi. Ma, rullo di tamburi, oltre al danno la beffa! Pare che la penisola Delta del poligono di Teulada, per quanto sia stata oggetto di continui bombardamenti da più di mezzo secolo e sia talmente costellata di ordigni da non essere percorribile senza rischio di danni alla salute, sia comunque ritenuta dalla Commissione Europea Sito di Interesse Comunitario (SIC!) in base alla direttiva dal titolo "Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche" (!). Per questo motivo il Ministero della Difesa ha chiesto alla Regione Sardegna una valutazione di incidenza ambientale per capire come  eventualmente bonificarla per non fare danni alla flora e alla fauna selvatiche ivi dimoranti. Ovviamente l'interesse non è restituirla alla popolazione né tantomeno tutelare le poche piante e animali che riescono a sopravvivere in quell'ambiente, ma tornare serenamente a bombardarla senza rischiare di incorrere in ordigni di 50 anni fa che chissà cosa contengono!

La guerra inizia qui, fermiamola qui.

Da decenni vediamo l'ambiente in cui viviamo distrutto da eserciti, speculatori vari ed eventuali, ricchi qatarioti e chi più ne ha più ne metta. 

Da decenni vediamo anche che chi lotta contro questi soprusi viene indagata, perquisito, processata e, in alcuni casi, incarcerato. 

La stretta repressiva italiana degli ultimi anni si è caratterizzata per un uso diffuso, spesso con prove traballanti, dell'accusa di associazione con finalità di terrorismo (art. 270bis c.p.). Un esempio è l'Operazione Lince, chiusa nel 2019, le cui udienze vedono alla sbarra diverse persone del movimento contro le basi militari.

Siamo solidali con i nostri compagni e compagne imputate nell'Operazione Lince e con la nostra compagna di recente perquisita per la sua presenza ad un'azione dimostrativa davanti al Comando Militare della Sardegna a Cagliari proprio mentre avvenivano numerosi sbarchi di mezzi militari in addestramento. 

Siamo solidali con chi lotta per l'autodeterminazione del proprio territorio e del proprio corpo. 

Per questo sentiamo vicina la lotta di Alfredo Cospito, anarchico detenuto da più di dieci anni per le sue azioni contro il nucleare, le sue lotte antimilitariste (ricordiamo la sua obiezione totale alla leva di inizio anni '90) e, in generale, il suo viscerale ripudio dell'autorità.

Dal maggio 2022 è stato trasferito dal regime di Alta Sicurezza alla sezione di 41bis del carcere di Bancali (SS), con il pretesto di interrompere le sue pubblicazioni su periodici anarchici e impedire ogni forma di comunicazione con le persone che fanno parte di questa area politica. Dal 20 ottobre 2022 ha iniziato uno sciopero della fame, tutt'ora in corso, contro il 41bis (regime sanzionato più volte dall'Unione Europea perchè incompatibile con l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo) e l'ergastolo ostativo.

Ad oggi sono 124 giorni di digiuno. Nelle ultime settimane le sue condizioni sono notevolmente peggiorate, tanto che è stato trasferito prima nel carcere di Opera a Milano e poi all'ospedale San Paolo. Se la sua situazione dovesse ulteriormente aggravarsi quello che gli viene prospettato è un trattamento sanitario obbligatorio. Detto in parole povere: l'alimentazione forzata

Le persone libere possono dare disposizioni anticipate riguardanti il trattamento di fine vita e possono scegliere se rimanere o meno attaccate a una macchina, se essere alimentate, se essere rianimate, etc. Una persona detenuta questo diritto non ce l'ha. La sua vita va preservata, anche se in condizioni degradanti, anche se non in grado di intendere o di volere, anche se da vegetale. Lo Stato non solo nega ad Alfredo di avere le foto dei propri cari in cella, di comunicare con l'esterno o di vedere la luce del sole, ma si accanisce anche sul suo corpo, anche sulla sua ultima scelta. 

La prima parola che balza alla mente è tortura. E questa modalità è insita nelle basi fondanti il regime di 41bis: l'obiettivo, non velato ma dichiarato pubblicamente, è quello di indurre il detenuto alla delazione. Gli infami non stanno in 41bis, qualsiasi reato abbiano commesso. 

Vogliamo dirlo a gran voce che lo Stato Italiano tortura e uccide nelle carceri, anche se poi si sciacqua la coscienza appoggiando embarghi e sanzioni a paesi esteri accusati di crimini più o meno gravi.

Vogliamo dirlo a gran voce che siamo contro la guerra, contro l'invio e la produzione di armi, contro la devastazione del territorio, per l'autodeterminazione del corpo e della terra. 

Siamo con Alfredo e con tutte le persone che continuano a lottare in ogni parte del mondo.

Antimilitarist* contro il 41 bis e contro tutte le galere