Il giorno 9 marzo, un altro grave episodio ha colpito la città di Cagliari.
Una quarantina di migranti e tre donne italiane, sono stati sgomberati
dallo stabile in Via Riva di Ponente al seguito di un incendio scoppiato
all'interno della struttura.
L’immobile, di proprietà della Regione Sardegna e da questa lasciato in
condizioni fatiscenti da decenni, nel corso degli ultimi 15 anni era
diventata CASA e/o RIFUGIO per numerose persone (principalmente giovani
uomini) provenienti dall’Africa occidentale.
Nonostante le condizioni diroccate che lo contraddistinguevano, il
complesso rappresentava una delle poche possibilità in città per evitare di
dormire per strada e per avere accesso ai servizi igienici fondamentali
per:
Persone che pur avendo un lavoro (persino con contratto a tempo
indeterminato) non riescono a trovare una sistemazione regolare in ragione
del loro essere stranieri e più precisamente africani (o meglio NERI);
Persone fuoriuscite dall’Accoglienza o che, per via dei criteri restrittivi
e repressivi con cui questa veniva concessa, non ha mai avuto la
possibilità di entrarci;
Persone colpevoli, in sostanza, di avere il colore della pelle diverso o,
volendo essere più fiduciosi, di provenire da un Paese extra-UE e di non
godere quindi delle tutele di cui godiamo e spesso diamo per scontati.
È passato un lungo mese, e queste persone sono ancora nel parcheggio
adiacente dove, sin dal giorno dopo l’incendio, si sono costruite un riparo
con i pochi mezzi di fortuna che sono riusciti a recuperare.
Sono stati contattati diversi enti benefici e qualche istituzione religiosa
le quali, a dispetto delle parole utilizzate per descriverne gli intenti,
si sono dimostrate incapaci di contribuire a trovare una soluzione. Quando
alcune delegazioni miste di cittadine e diretti interessati si sono
presentati per chiedere loro un supporto almeno per quanto riguarda la
questione abitativa, si sono visti sbattere la porta in faccia.
Il supporto principale, sotto molti aspetti l’unico arrivato a queste
persone che vivono un ulteriore peggioramento delle già precarie condizioni
di vita in cui versavano è arrivato da privati cittadini solidali, incapaci
di chiudere gli occhi davanti a questo ennesimo dramma che colpisce persone
che abitano la città.
Nessuna risposta nemmeno da parte del comune di Cagliari, che continua a
trattare le fasce più deboli come creature incorporee o funzionali per
giustificare la politica repressiva in nome di un decoro, che poco o nulla
ha a che fare con la dura realtà di tanti cagliaritani e no, costretti a
sopravvivere davanti agli aumenti sconsiderati di luce, benzina, ignobile
sanità privata, beni di prima necessità e affitti, questi ultimi cari e
selettivi per censo.
Ci chiediamo cosa intendono fare le istituzioni ora che il 1°maggio e la
sagra di Sant'Efisio sono alle porte e quello spazio verrà destinato, come
di consueto, a luogo di raduno per i vari gruppi che convoglieranno in
città.
Temiamo che l’unica risposta si concretizzi in uno sgombero forzato dello
spiazzo senza prospettare alcuna alternativa
Incontriamoci martedì 18 aprile, ore 17:15 davanti al comune di Cagliari
in via Roma 145, e cerchiamo di ottenere un incontro con il sindaco e la
giunta affinché prendano un concreto impegno per risolvere la grave
emergenza abitativa di queste persone.
Cittadine e cittadini solidali