CORTEO AL POLIGONO DI CAPO FRASCA

CORTEO AL POLIGONO DI CAPO FRASCA

In risposta all’Operazione Lince

Il 6 dicembre si terrà l’udienza dell’Operazione Lince che vedrà imputate 39 persone per aver partecipato a vario titolo a momenti di lotta contro il comparto bellico in Sardegna tra il 2014 e il 2017. Le accuse sono varie e pesanti, fino all’associazione con finalità di terrorismo (270bis).

Quest’ennesimo processo politico non tocca solo i 39 imputati, ma chiunque abbia partecipato a questa lotta. La volontà di incriminare poche persone con pesantissime accuse, tentando di costituire un deterrente per future contestazioni, ci spinge a rispondere con ancora maggior unità e determinazione. Inceppare la macchina della guerra è giusto, a prescindere da ciò che si decide tra i banchi dei tribunali.


Contro l’occupazione militare

La Sardegna viene sfruttata da 70 anni come territorio di esercitazioni: con 35.000 ettari di terra destinati a questo scopo, ospita suo malgrado il 60% del demanio militare dello Stato italiano.

La presenza delle basi è uno degli esempi più eclatanti dello sfruttamento coloniale che l'isola subisce. Con la favoletta del lavoro e dell'indotto, lo Stato italiano ha recintato ampie porzioni di territorio sardo per preparare le sue guerre e imporre una dipendenza alle popolazioni locali. Questo indotto in realtà non esiste e i dati sullo spopolamento e sulla povertà delle zone limitrofe alle basi lo dimostrano. Esistono invece i dati sulle malattie e sull'inquinamento.

L'industria della guerra non si accontenta solo di sfruttare il nostro territorio, ma si avvale della collaborazione di università, scuole, centri di ricerca e aziende private che partecipano alla progettazione bellica, cercano di indirizzare studenti e studentesse verso la carriera militare e permettono il funzionamento di tutto il comparto.

Da inizio ottobre sono ricominciate le esercitazioni, come quella “Mare aperto” a Teulada, e nascono nuovi progetti, come l’apertura della scuola per piloti di Decimomannu.


Rilanciamo la lotta

Di fronte alla repressione e all’occupazione militare pensiamo che non ci sia miglior risposta che ritornare davanti a quelle reti, ritrovare la determinazione che ci ha animati e animate negli anni passati, dimostrare che invadere i poligoni è ancora possibile. Questa volta ci proveremo in un giorno festivo, perché vorremmo essere tanti e tante, ben consapevoli che dobbiamo essere pronti a riprovarci anche mentre dentro si esercitano.



CI VEDIAMO IL 19 DICEMBRE A SANT’ANTONIO DI SANTADI ALLE 11.00. PORTA SCARPE COMODE, PANINO, ACQUA E TANTA PRESA BENE.


Kontra is militaris

Tanti modi un'unica lotta.


Assemblea indagati/e e solidali

2 anni fa
Capo Frasca
Sant'Antonio di Santadi
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